Il territorio

Amiata“AMIATA, montagna satura di ricchezze naturali: folta sino alla cima delle opache selve dei faggi; frigida e canora di fonti e di lavacri; custode gelosa di religione; lieta di feste, di costumi e di canti popolari; incasellata di paesi turriti; doviziosa di arte e memorie, ma ancor di più dell’eterne bellezze della natura.
Vista da lontano l’Amiata ha una solenne e delicata forma cinerina che affonda nei vuoti e ventosi spazi di aria fine di cristallo e lì immobile e silenziosa sembra la regina del sole e delle nuvole, del vento e delle nevi, dell’ombra e del refrigerio, delle stelle e degli orizzonti sconfinati. Si vede dal mare e da tutt’intorno per un raggio lunghissimo, perché è il monte più alto della Toscana, e non si eleva da una catena ma si erge come un massiccio centrale in un gregge di colline e collinette che digradano lentamente.
La sua natura è il fuoco. Masse incandescenti di lava, tra i 340 ed i 180 mila anni fa, coprirono i monti che si trovavano già lì e, raffreddandosi, si trasformarono in rocce grigie dalle strane forme … Il fuoco è la vita, evoca il sole, ma anche le passioni che, sull’Amiata sono sempre forti e l’utopia che non cessa di circolare su per li rami come il sangue nelle vene. E le vene dell’Amiata erano rosse di cinabro, il minerale che gli etruschi sembra abbiano usato per dipingere le loro tombe più a valle… Le sue sorgenti dissetano l’intera provincia di Grosseto ed anche altri territori. Riparo e dominio di mostri e serpenti o oggetto di venerazione, l’acqua, simbolo di purezza e fecondità, da sempre ha costituito un elemento vitale ed essenziale di queste popolazioni, diventando anche l’oggetto di riti e tradizioni amiatine.
Il cono altissimo della montagna è denso di faggi e, giù giù, di castagni dei cui frutti si sono nutriti per secoli gli animali amiatino. La loro ombra è quella più gradita, quella più fragrante con il sottobosco con l’erbolina rasata, le felci, i lamponi, le more ed il terriccio sempre più umido, che sa di tutte cose buone e sane, ed è inconfondibile e si respira come dopo una corsa, a pieni polmoni mentre i raggi del sole filtrano come dalle vetrate gotiche, e fanno vedere i toni del verde e del giallo oro, infusi liquidi, come in un acquario. Dopo i castagneti, il cono si dilata in pendici dolci e anfrattuose che nel loro movimento danno luogo a conche e valloncelli dove per l’abbondanza dell’acqua si insinuano colture fitte e freschissime o per l’asciuttezza prosperano vigne ed uliveti.
I paesi, tutti di solida struttura medioevale, come perle di una collana, si sviluppano, a poca distanza l’uno dall’altro, intorno al collo mastodontico della montagna, a ridosso della linea delle sorgenti e dei castagneti”.

Tra i paesi facenti parte dell’areale ricordiamo:
Arcidosso, Castel del Piano, Castell’Azzara, Cinigiano, Roccalbegna, Santa Fiora, Seggiano e Semproniano per quanta riguarda la provincia di Grosseto.
Abbadia S. Salvatore, Castiglione d’Orcia e Piancastagnaio per la provincia di Siena.